ISTITUZIONE TEATRO LIRICO SPERIMENTALE DI SPOLETO "A. BELLI"

 62° stagione Lirica Sperimentale - Spoleto 2008                                         <<

 Programma             

 

Giuseppe Verdi

 

(1813 - 1901)



 

RIGOLETTO (Melodramma in tre atti - Musica di G. Verdi - Libretto di F. M. Piave)
PERSONAGGI PRINCIPALI:  il Duca di Mantova; Rigoletto, suo buffone di corte; Gilda, figlia di Rigoletto; Sparafucile, bravo; Maddalena, sua sorella; Giovanna, custode di Gilda; il conte di Monterone; Marullo, cavaliere; il Conte di Ceprano; la contessa di Ceprano, sua moglie.
 

TRAMA
 

Atto Primo. Ducato di Mantova, epoca rinascimentale. Durante una festa a corte, il Duca di Mantova, libertino incallito, non perde occasione per decantare le proprie conquiste a tutte le dame presenti. Al vederlo allontanarsi al braccio della Contessa Ceprano - nuova mira del suo corteggiamento - Rigoletto, buffone di corte sciancato e deforme, sbeffeggia il di lei marito conte di Ceprano. Rispondendo a tali sberleffi, il nobile Marullo asserisce che il buffone ha un amante, dando così adito in Ceprano a pensieri di vendetta. Sopraggiunge poi anche il Conte di Monterone con l’intenzione di chiedere ragione al Duca della seduzione di sua figlia. Rigoletto sbeffeggia anche costui guadagnandone così una maledizione, che lo incupisce preoccupandolo: egli, infatti, non ha amanti, come sostenuto dal Marullo, ma ha una figlia, che ama teneramente e che custodisce lontano dagli occhi di tutti, anche  e soprattutto per proteggerla dal Duca libertino.
Scorta la sua preoccupazione, Sparafucile offre a Rigoletto i suoi servigi di sicario: come da piano di provata efficacia, sua sorella Maddalena adesca le vittime designate attirandole in casa, dove poi lui può eliminarle senza scampo e senza pericoli. L’offerta di Sparafucile viene però rifutatata da Rigoletto: se il sicario usa le armi per difendersi, il buffone ha un altro tipo di freccia al proprio arco, la lingua. Intanto raccomanda a Gilda sua figlia e alla di lei cameriera Giovanna, di non fidarsi di sconosciuti e di non lasciar entrare nessuno. Ma appena dopo averlo rassicurato e averlo visto allontanarsi, Giovanna permette l’ingresso a un giovane, da cui Gilda è già rimasta colpita vedendolo in Chiesa e che ora le si presenta come un povero studente innamorato di lei, mentre altri non è che il Duca di Mantova. Ma sopraggiunge qualcuno e il Duca è costretto ad allentarsi, ma il suo fascino ha definitivamente ammaliato Gilda, che spera di rivederlo. Chi sopraggiunge è appunto Marullo, insieme ai cortigiani, decisi tutti a giocare uno scherzo a Rigoletto rapendone quella che loro credono l’amante. Il buffone li scopre, ma essi lo ingannano facendogli credere di esser lì per rapire la moglie di Ceprano, che abita poco distante. Rigoletto pertanto si offre addirittura di aiutarli, lasciandosi bendare gli occhi con  la scusa che tutti sono mascherati. Solo troppo s’avvede della verità e che la maledizione del Conte Monterone sta per avverarsi.
 

Atto secondo . In una sala del palazzo ducale. Il duca, in uno sprazzo di vero sentimento, è turbato perché, tornato di notte nella casa di Rigoletto, non ha più trovato Gilda. Medita perciò di vendicarsi, ma pensa soprattutto al dolore e al terrore di Gilda. Quando però entrano i cortigiani annunciando d’aver rapito l’amante di Rigoletto, egli capisce che Gilda è stata condotta nel suo palazzo, e dunque corre esultante a raggiungerla. Sopravviene Rigoletto: simula dapprima indifferenza scherzando, poi inveisce contro i cortigiani ed infine ne invoca la pietà. Viene però raggiunto da Gilda, che gli narra come abbia conosciuto il duca e come da lui sia stata ingannata e ora oltraggiata. Rigoletto cerca di confortarla ma, alla vista di Monterone che è condotto in carcere per aver accusato il duca d’aver sedotto anche sua figlia, decide di vendicare il vecchio conte e se stesso uccidendo il Duca, mentre Gilda invoca pietà per colui che le ha fatto del male, ma di cui lei è comunque ancora innamorata.
 

Atto terzo. In riva al Mincio, nottetempo, nella locanda di Sparafucile. Maddalena, civettando come al suo solito, ha ivi attirato il Duca, procurando sofferenza in Gilda, nel frattempo giunta col padre, che tuttora si sente legata all’uomo. Rigoletto assolda Sparafucile, perché uccida il corteggiatore di Maddalena e gliene consegni poi il cadavere chiuso in un sacco. Intanto, vedendo la figlia così sofferente, la esorta a partire per Verona per dimenticare. Anche Maddalena però s’è inaspettatamente innamorata del Duca e riesce a convincere il fratello ad uccidere, in sua vece, la prima persona di sesso maschile che entrerà nella loro locanda, per consegnare poi il cadavere a Rigoletto. Ma è proprio qui che il destino si compie nella maniera più tragica: Gilda, che tutti credono partita per Verona, in realtà è rimasta segretamente a Mantova per rivedere il Duca e, non vista, assiste alla conversazione tra Maddalena e Sparafucile, decidendo di sacrificare la propria vita per salvare quella del Duca. Così, in abiti maschili, bussa alla locanda e Sparafucile, senza ovviamente riconoscerla, la pugnala. Quando Rigoletto aprirà, fuori dell’osteria, il sacco consegnatogli da Sparafucile, troverà il corpo dell’agonizzante figlia e non potrà far altro che vederla spirare fra le proprie braccia: mentre il duca si allontana cantando la beffarda melodia di “La donna è mobile”, Gilda muore, dopo aver chiesto al disperato Rigoletto il perdono per sé e per il suo seduttore.

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