RIGOLETTO
(Melodramma in tre atti - Musica di G. Verdi -
Libretto di F. M. Piave)
PERSONAGGI PRINCIPALI: il Duca di Mantova;
Rigoletto, suo buffone di corte; Gilda, figlia di
Rigoletto; Sparafucile, bravo; Maddalena, sua
sorella; Giovanna, custode di Gilda; il conte di
Monterone; Marullo, cavaliere; il Conte di Ceprano;
la contessa di Ceprano, sua moglie.
TRAMA
Atto Primo.
Ducato di Mantova, epoca rinascimentale. Durante una
festa a corte, il Duca di Mantova, libertino
incallito, non perde occasione per decantare le
proprie conquiste a tutte le dame presenti. Al
vederlo allontanarsi al braccio della Contessa
Ceprano - nuova mira del suo corteggiamento -
Rigoletto, buffone di corte sciancato e deforme,
sbeffeggia il di lei marito conte di Ceprano.
Rispondendo a tali sberleffi, il nobile Marullo
asserisce che il buffone ha un amante, dando così
adito in Ceprano a pensieri di vendetta.
Sopraggiunge poi anche il Conte di Monterone con
l’intenzione di chiedere ragione al Duca della
seduzione di sua figlia. Rigoletto sbeffeggia anche
costui guadagnandone così una maledizione, che lo
incupisce preoccupandolo: egli, infatti, non ha
amanti, come sostenuto dal Marullo, ma ha una
figlia, che ama teneramente e che custodisce lontano
dagli occhi di tutti, anche e soprattutto per
proteggerla dal Duca libertino.
Scorta la sua preoccupazione, Sparafucile offre a
Rigoletto i suoi servigi di sicario: come da piano
di provata efficacia, sua sorella Maddalena adesca
le vittime designate attirandole in casa, dove poi
lui può eliminarle senza scampo e senza pericoli.
L’offerta di Sparafucile viene però rifutatata da
Rigoletto: se il sicario usa le armi per difendersi,
il buffone ha un altro tipo di freccia al proprio
arco, la lingua. Intanto raccomanda a Gilda sua
figlia e alla di lei cameriera Giovanna, di non
fidarsi di sconosciuti e di non lasciar entrare
nessuno. Ma appena dopo averlo rassicurato e averlo
visto allontanarsi, Giovanna permette l’ingresso a
un giovane, da cui Gilda è già rimasta colpita
vedendolo in Chiesa e che ora le si presenta come un
povero studente innamorato di lei, mentre altri non
è che il Duca di Mantova. Ma sopraggiunge qualcuno e
il Duca è costretto ad allentarsi, ma il suo fascino
ha definitivamente ammaliato Gilda, che spera di
rivederlo. Chi sopraggiunge è appunto Marullo,
insieme ai cortigiani, decisi tutti a giocare uno
scherzo a Rigoletto rapendone quella che loro
credono l’amante. Il buffone li scopre, ma essi lo
ingannano facendogli credere di esser lì per rapire
la moglie di Ceprano, che abita poco distante.
Rigoletto pertanto si offre addirittura di aiutarli,
lasciandosi bendare gli occhi con la scusa che
tutti sono mascherati. Solo troppo s’avvede della
verità e che la maledizione del Conte Monterone sta
per avverarsi.
Atto secondo
. In una sala del palazzo
ducale. Il duca, in uno sprazzo di vero sentimento,
è turbato perché, tornato di notte nella casa di
Rigoletto, non ha più trovato Gilda. Medita perciò
di vendicarsi, ma pensa soprattutto al dolore e al
terrore di Gilda. Quando però entrano i cortigiani
annunciando d’aver rapito l’amante di Rigoletto,
egli capisce che Gilda è stata condotta nel suo
palazzo, e dunque corre esultante a raggiungerla.
Sopravviene Rigoletto: simula dapprima indifferenza
scherzando, poi inveisce contro i cortigiani ed
infine ne invoca la pietà. Viene però raggiunto da
Gilda, che gli narra come abbia conosciuto il duca e
come da lui sia stata ingannata e ora oltraggiata.
Rigoletto cerca di confortarla ma, alla vista di
Monterone che è condotto in carcere per aver
accusato il duca d’aver sedotto anche sua figlia,
decide di vendicare il vecchio conte e se stesso
uccidendo il Duca, mentre Gilda invoca pietà per
colui che le ha fatto del male, ma di cui lei è
comunque ancora innamorata.
Atto terzo.
In riva al Mincio,
nottetempo, nella locanda di Sparafucile. Maddalena,
civettando come al suo solito, ha ivi attirato il
Duca, procurando sofferenza in Gilda, nel frattempo
giunta col padre, che tuttora si sente legata
all’uomo. Rigoletto assolda Sparafucile, perché
uccida il corteggiatore di Maddalena e gliene
consegni poi il cadavere chiuso in un sacco.
Intanto, vedendo la figlia così sofferente, la
esorta a partire per Verona per dimenticare. Anche
Maddalena però s’è inaspettatamente innamorata del
Duca e riesce a convincere il fratello ad uccidere,
in sua vece, la prima persona di sesso maschile che
entrerà nella loro locanda, per consegnare poi il
cadavere a Rigoletto. Ma è proprio qui che il
destino si compie nella maniera più tragica: Gilda,
che tutti credono partita per Verona, in realtà è
rimasta segretamente a Mantova per rivedere il Duca
e, non vista, assiste alla conversazione tra
Maddalena e Sparafucile, decidendo di sacrificare la
propria vita per salvare quella del Duca. Così, in
abiti maschili, bussa alla locanda e Sparafucile,
senza ovviamente riconoscerla, la pugnala. Quando
Rigoletto aprirà, fuori dell’osteria, il sacco
consegnatogli da Sparafucile, troverà il corpo
dell’agonizzante figlia e non potrà far altro che
vederla spirare fra le proprie braccia: mentre il
duca si allontana cantando la beffarda melodia di
“La donna è mobile”, Gilda muore, dopo aver chiesto
al disperato Rigoletto il perdono per sé e per il
suo seduttore.