64° Stagione Lirica Sperimentale - Spoleto 2010                                                                  <<

  Programma             

 

Domenico

Cimarosa

 

(1749 - 1801)
 

 

Il padre era muratore e la madre lavandaia. Ancora bambino, la famiglia si trasferì a Napoli in cerca di lavoro, e il padre dopo pocotempo morì in seguito ad un infortunio occorsogli durante la costruzione del Palazzo Reale di Campodimonte.

Ridotta in povertà, la madre mandò il figlio Domenico a vivere coi padri conventuali al Pendino dove ricevette le sue prime lezioni di musica.

Dimostrando una particolare inclinazione per la musica, venne inviato nel 1761 al conservatorio di Santa Maria Loreto, con l'obbligo di rimanervi dieci anni.

Ciò escluderebbe che Cimarosa abbia studiato con G. Manno e A.

Sacchini in quanto questi maestri lasciarono il conservatorio rispettivamente nel 1761 e nel 1762 proprio, cioè, quando egli vi entrò.

Si sa che i suoi principali insegnanti furono P. Gallo, F. Fenaroli e S. Carcajus, e che si perfezionò in violino, in clavicembalo, in organo e

soprattutto in canto.

Cimarosa iniziò a comporre mentre era ancora studente e i suoi primi saggi furono alcuni pezzi religiosi, fra i quali vanno ricordati due mottetti a quattro voci con strumenti, che portano la data 1765, attualmente conservati nella Biblioteca del conservatorio di Napoli.

Uscito dal conservatorio all'età di 22 anni, ebbe subito la fortuna di incontrare una protettrice nella persona della signora C. Pallante, una nota cantante trasferitasi a Roma.

Probabilmente, grazie all’influenza di C. Pallante, Cimarosa ricevette la commissione per due lavori per il carnevale del 1772 al teatro dei Fiorentini.

Tali opere, Le stravaganze del conte e la farsa Le magie di Merlina e Zoroastro, non furono bene accolte dal pubblico, e secondo F. di Villarosa, "La musica, per essere d'un principiante, fu compatita, tanto più che la poesia era ben cattiva".

Ma nel carnevale dell'anno successivo, al Teatro Nuovo, il giovane compositore ottenne un gran successo con La finta parigina e si trovò subito in concorrenza con i più grandi creatori dell'opera buffa, sia con Piccini, P. Anfossi, P. A. Guglielmi, della generazione più vecchia, sia

con Paisiello e G. Insanguine, le cui opere venivano rappresentate nei teatri di Napoli da una decina d'anni.

Per il carnevale del 1776, scrisse I sdegni per amore unitamente alla famosa I matrimoni in ballo e il successo fu tale che ambedue furono rappresentate per i sovrani nel teatrino di corte la sera del 13 II 1776.

A questo punto da sua fama era talmente aumentata che gli fu chiesto di recarsi a Roma per scrivere il primo dei molti intermezzi per il teatro Valle, I tre amanti, poi nuovamente rappresentata la primavera successiva al teatro della Pergola di Firenze.

Il 27 IV 1777 Cimarosa sposò la prima figlia della signora Pallante, Costanza; qualche anno dopo, in seguito alla morte prematura di Costanza, ne sposò la sorella, Gaetana.

Il nome di Cimarosa si affermò in tutti i maggiori centri musicali d’Italia dopo il trionfo dell'Italiana in Londra, rappresentata per la prima volta al teatro Valle nel carnevale del 1779, e poi replicata con successo al teatro Carignano di Torino nell'autunno del 1779 al San. Mosè di Venezia nell'autunno del 1780, e il 10 luglio dello stesso anno alla Scala di

Milano.

 

Nelle sue opere buffe Cimarosa sviluppò il ruolo dell'insieme come elemento strutturale e drammatico, non solo con l'uso di finali lunghi e ad effetto (Villarosa sostiene che il successo dell'Italiana in Londra fu dovuto a intrigati e lunghi finali), ma mediante l'inserimento di altri insiemi all'interno degli atti. Egli fu un maestro degli insiemi brillanti che, oltre ad essere musicalmente deliziosi, hanno una funzione precisa nel portare avanti l'azione.

Come esempi sarà opportuno citare il trio dal Matrimonio segreto, nel quale Elisabetta e Fidalma cercano di convincere Geronimo che Carolina dev'essere allontanata (Cosa farete?), e il quintetto dall'Impresario in angustie di cui si è già riportata la descrizione di Goethe. Le prime opere serie di Cimarosa si attengono strettamente alla forma tradizionale dell'opera "da virtuoso", alternando recitativi ad ampi da capo, caratterizzati da lunghi ritornelli e da un'elaborata coloritura.

Con L'Olimpiade, tuttavia, Cimarosa trasporta nell'opera seria il finale d'insieme dell'opera buffa per dare alla prima una conclusione più efficace.

In Cleopatra e La vergine del sole scritte per la corte russa nel 1789, il ruolo del coro viene ampliato e meglio integrato e questa tendenza si evidenzia soprattutto nel capolavoro Gli Orazi e Curiazi (1796) e che, con le sue scene corali e le linee vocali tanto contenute da essere quasi austere, richiama da vicino la tragedia lirica francese.

Le opere serie composte negli ultimi anni della sua vita come Penelope (1794) e Artemisia (1801), sono degne di nota per la libertà strutturale che si osserva nelle arie e nelle grandi scene d'insieme nelle quali arie, arioso, recitativi e cori sono spesso combinati in modo assai fluido.

Sfortunatamente le opere serie di Cimarosa, pur contenendo momenti di grande bellezza e forza drammatica, soffrono di notevoli squilibri e non mantengono costante quel livello musicale e drammatico presente nelle sue opere buffe.

Nel XIX secolo, gli arciromantici come Berlioz e Schumann trovarono noiosa e banale la musica di Cimarosa, mentre altri continuarono ad apprezzarla.

Primo tra questi ultimi Stendhal per il quale "in Cimarosa tutto era divino" fino al punto che vivere in Italia e ascoltare la sua musica diviene l'obiettivo immediato dei suoi pensieri.

Ma la musica di Cimarosa suscitò l'ammirazione di due giganti dell'opera italiana del XIX secolo: Rossini, che considerava Le trame deluse il suo capolavoro e Verdi che descrisse Il matrimonio segreto "La vera commedia musicale che ha tutto quello che un'opera buffa deve avere".

In occasione di una brillante ripresa del Matrimonio segreto, il famoso critico E. Hanslick disse: "Piena di sole, ecco la giusta definizione della musica di Cimarosa". Oltre al Matrimonio segreto, nel presente secolo sono state riprese molte altre opere di Cimarosa.

 

 

IL MATRIMONIO SEGRETO

  

LA TRAMA

Il matrimonio segreto è quello contratto da un giovane di negozio (Paolino) con la figlia del padrone (Carolina).

Il padre Geronimo, ricco mercante, smania di meritare le due figlie ad altrettanti titolati, cominciando dalla primogenita (Elisetta), per la quale ha già combinato le nozze con il conte Robinson, dietro promessa di una lauta dote.

Può dunque annunciare tutto trionfante alla famiglia l'accordo concluso ("Udite, tutti udite") e rassicurare Carolina che anche per lei arriverà il momento di sposare un aristocratico.

Giunge frattanto il conte Robinson e subito lascia intendere di essere più attratto da Carolina che dalla sposa, suscitando lo sconcerto degli astanti (quartetto "Sento in petto un freddo gelo").

 

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