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MANON LESCAUT musiche di Giacomo PUCCINI - dramma lirico in quattro atti 56° stagione Lirica Sperimentale - Teatro NUOVO - Spoleto 2002 |
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Un
amore "espressionista": Manon Lescaut DEBUTTA
LA TERZA PRODUZIONE DELLA 56ma STAGIONE DEL LIRICO DI SPOLETO AL
TEATRO NUOVO VENERDÌ
4 OTTOBRE ORE 20,30 E DOMENICA 6 OTTOBRE ORE 17. LA
LETTURA DEL REGISTA MASSIMO
BELLI E DELLA SCENOGRAFA MARINA
LUXARDO. Tutto è ormai pronto per la prima della pucciniana Manon Lescaut, terza produzione della 56ma Stagione del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto che ha già fatto registrare quasi il tutto esaurito al botteghino, sull'onda del successo di critica e di pubblico delle due precedenti opere Il filosofo di campagna di Galuppi e Don Pasquale di Donizetti. L'allestimento, che vede protagonisti, secondo consuetudine, i dotati vincitori del Concorso per giovani cantanti del Lirico, debutterà al Teatro Nuovo di Spoleto il 4 e 6 ottobre. Sofia Mitropoulos interpreterà Manon, Fabio Cucciardi e Vincenzo Taormina Lescaut, Gianluca Zampieri Des Grieux, Antonio Mameli Geronte; sul podio il giovane direttore Christopher Franklin. La regia è affidata al noto Massimo Belli (assistito da Federico Cruciani), affermato
attore e produttore teatrale nato ad Assisi, che ha lavorato accanto a
nomi del calibro di Giorgio
Albertazzi, Turi Ferro, Valeria Moriconi, Carla Gravina, Giancarlo Cobelli,
Alida Valli, Giuseppe Pambieri,
Carlo Cecchi; le scene e i costumi sono curati da Marina Luxardo, che ha
affiancato maestri come
Gregoretti, Proietti, Lievi, Sepe, Abbado, Albertazzi. Due artisti
prestigiosi firmano dunque una messa
in scena di sicuro consenso.
La
vicenda, tratta dalla Histoire du
Chevalier Des Grieux et de Manon
Lescaut di Prévost, che
aveva ispirato
prima di Puccini anche altri compositori quali Massenet, racconta un amore
drammatico e travolgente,
che diventa maledizione in sé e per sé. Secondo il regista Massimo Belli (che già nel 1992 ha firmato a Spoleto La locandiera di Salieri) non si può neanche parlare di amore, ma solo di "malattia inguaribile, che pervade i protagonisti e diventa filo conduttore di una vera tragedia, con tanto di morte finale. Anche nel loro primo incontro non sono mai colti in una serena espressione del sentimento: sono vittime di un destino ineluttabile, un incubo. Manon
è quasi una Lulu spinta
dall'istinto, volubile, un po' pazza: si strugge d'amore per Des Grieux e un
attimo dopo pensa al vestito, deve fuggire ma vuole prendere i gioielli...
Come il secondo atto mostra,
è un oggetto in mano agli uomini, che sono travolti dalla sua
bellezza, dal suo erotismo, da qualcosa
in lei di fatale; così il Cavaliere finisce nel gorgo suo malgrado,
incapace di staccarsi, di liberarsi
da un amore tanto malato. La protagonista trova il suo riscatto solo nel
quarto atto, vero capolavoro
di Puccini, nell'aria Sola, perduta
e abbandonata, quando si rende conto, personaggio quanto
mai moderno, della distruzione che ha creato". Ha dunque cercato di trasmettere tutto ciò ai cantanti..
Ho insistito molto, anche per la mia formazione di attore, sulla recitazione - aspetto spesso trascurato nel mondo della lirica, sebbene fondamentale - spingendola dentro il verismo, verso l'essenzialità e l'univocità del gesto.
Soprattutto ho voluto che gli interpreti scavassero dentro la
propria anima, alla ricerca
del significato di quanto dicono, al di là della vocalità. Sono stato,
certo, estremamente fortunato
a poter lavorare con cantanti tanto ricchi di talento, sicure promesse per
il futuro, che hanno
mostrato grande interesse e disponibilità all'aspetto propriamente
scenico, da me tanto enfatizzato.
Si è parlato di
allestimento espressionista.. Così
è. Manon è un'opera
espressionista sia cronologicamente, Puccini la scrive infatti nel 1893,
sia come
spirito, basti pensare ai personaggi di Geronte e a Lescaut, uomo abietto
che vende la sorella per
soldi, rimanendo vittima del suo stesso meccanismo. Ma anche la musica
spinge in questa direzione:
rari sono i toni romantici, molti gli spunti anticipatori di tanto
novecento. Per questo ho ideato
l'allestimento su due piani, la storia d'amore settecentesca e il
popolo-coro che osserva da fuori,
individuando in Manon, nella sua modernità, l'elemento di raccordo.
La scelta di realizzare scene e costumi che evidenziano fino all'esasperazione la drammaticità della storia, è avvenuta di comune accordo con la scenografa Marina Luxardo, che spiega: "Ho puntato sull'impatto cromatico bianco-nero, sul non colore degli abiti scelti in stile settecento.
Così i protagonisti
sembrano muoversi e raccontare di sé come fantasmi, spiati quasi
morbosamente dal popolo-coro
contemporaneo. La scatola scenografica non ha nulla di realistico: è uno
spazio essenziale,
una gabbia elementare che cambia volume e si trasforma da piazza ad
alcova, a prigione, a
nave, a deserto. Ma se da un lato è struttura che racconta, può
addirittura essere vista come allusione
alla prigionia di Manon, incapace di liberarsi dalla situazione in cui si
trova. Grevi sono i materiali
usati che si sposano con l'espressionismo, inteso come stato d'animo, di
cui sentoquest'opera
tanto intrisa".
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