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Il luogo degli "Incontri"
Il
nucleo centrale dell'attuale edificio, malgrado gli " scarcamenti
", le ricostruzioni e i danni bellici dell'ultimo
conflitto mondiale, conserva ancora tratti delle torri e delle
caratteristiche dell'impianto iniziale,
che risalgono al XI secolo. Nasce
quindi come fortezza. Viene
trasformato in residenza signorile dal Cardinale Raniero Capocci, che lo
usa come seconda abitazione
probabilmente nel 1240. Nel
1247, viene diroccato ma non demolito completamente. Al rientro del
Capocci a Viterbo viene dallo
stesso Cardinale restaurato e trasformato. Dopo
la morte di Raniero, l'edificio, o meglio il " castellare "
nell'interezza del suo complesso è destinato
dai papi alla residenza dei tesorieri del Patrimonio. Nel
1260 vi abitò anche quel Francesco Vico, morto per le ferite riportate
nella battaglia di Benevento e
che per salvare l'anima regalò proprietà al convento dei domenicani di
Gradi. Giovanni
della famiglia Sacchi ne ha il possesso nel 1296, quale tesoriere di
Bonifacio VIII. Angelo
Tavernini, odiato impositore fiscale ne prende possesso nel 1375, al
tempo del ritorno da Avignone
di Papa Urbano V. I
Mazzatosta, con Nardo, ampliarono ancora l'edificio, utilizzando gli
spazi interni, riducendo quindi i cortili
o " richiastri ". Bartolomeo
Mazzatosta tra il 1460 e il 1560 tesoriere di Papa Eugenio IV, fratello
di Nardo abitò anche
lui nel castellare. Dal
1560 il palazzo risulta abitato nuovamente dalla Famiglia Sacchi, tanto
che un Giacomo, medico fisico
viterbese, ospitò nel 1560 Papa Pio IV, il quale colpito dalla fama e
dall'esperienza di costui, lo lo
nominò Archiatra Pontificio. Negli
stemmi, rimasti nell'edificio, si riconoscono quelli dei Sacchi, arme
con due evidenti sacchi, quello
a bande ondulate dei Caetani di Anagni della cui famiglia era Papa
Bonifacio VIII; quello dei Capocci,
con banda azzurra su fondo oro. Nessuna traccia dell'arme dei Mazzatosta:
leone rampante che
brandisce una mazza. Alla fine del 1800, l'edificio, molto decaduto è della famiglia Cecchini. Dal catasto del 1901 risulta di Paolo di Maria figlio di Settimio. Anna
figlia di Paolo, sposa nel 1930 l'avv. Mario Scappucci, fiorentino per
caso, ma romano per le nobili
origini, con la Torre della della Scimmia, che porta l'arme di famiglia,
tre stelle in oro e bande
in argento
in verticale. Mario, Avvocato Generale dello Stato, provvede con attenzione al restauro, ritrovando tutti quei segni, gli stemmi e l'arco frontale del portico, che vanno a confermare le parole del Della Tuscia: "Nardo abitava nella contrada San Simeone a piè di detta contrada nella quale sta uno caposcala con palco
il più bello e onorevole e un porticale in modo di loggia".
G. Cesare Capozzi Teti
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