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RISERVA NATURALE «SELVA DEL LAMONE» 1-2 |
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Amore, solitudine, tradimento e morte, con le vicende del Brigante ritrovano una forma mitica e popolare. I boschi e la selva sono i suoi territori: sentieri, anfratti e grotte dove è ancora difficile determinare se effettivamente
passò di lì, quasi seguitassero a nasconderlo. Entrando nella Selva del Lamone, di briganti popolata, ma anche di carbonai e molte altre presenze, animali ed umane, il Brigante s'accompagna per noi a Dante. Innanzitutto perché è difficile resistere al pensiero che alcuni canti danteschi non abbiano trovato in questo luogo ispirazione, poi, perché il disorientamento fisico e spaziale di questo bosco richiama alla mente il turbamento che l'esperienza delle passioni produce alla ragione e, infine, perché Dante è pur sempre il più propizio viatico per chiunque voglia smarrirsi nella selva dei vizi e rinsavire con l'aiuto
della letteratura e dell'arte. Tra il Brigante e Dante si genera una segreta tensione. Il primo è colui che, spavaldo, conosce e possiede la sua strada, ma per questo fa anche paura; il secondo è chi vuole perdersi per ritrovarsi e freme esitante dell'esito dell'impresa. Con Dante noi affermiamo sbalorditi che "da neun sentiero…", con il Brigante vorremmo dire
poi "mi fo' questa salita e la fo' perché è la mia".
Manuel Anselmi. |
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DANTE
BRIGANTE, DOMENICA 27 APRILE - COMUNICATO Ogni paesaggio è un sogno a occhi aperti, un'invenzione poetica. Di chi ha lo squadernato nella propria fan asia, di chi lo ha realmente percorso (vissuto o soltanto visitato: non importa). Un paesaggio è lo sguardo dei La
Selva del Lamone, perpittori che lo dipinsero, degli scrittori che lo
raccontarono. sempio, a cavallo tra Maremma e Alto Lazio. Tra Manciano e Farnese. Confine marcato a secco sulle cartografie d'una Italia burocratica a separare due province e due regioni. Ma anche limite contraddetto e vanificato da una "fisiologica", antica e resistente continuità di terre e tradizioni: continuità di tufi, macchie intricate,
residui di padule. Di necropoli perdute. Di città rase al suolo
dall'impietosa ferocia papalina. La Selva paesaggio e personaggio insieme. La Selva teatro etico. La "selva oscura" eletta da Dante a pietra di paragone del suo Inferno. E quella, anche più oscura, dei leggendari briganti Fioravanti e Tiburzi: folletti etruschi, che vi consumarono il tempo della loro latitanza e che dalle sue radure s'affacciarono, patetici e minacciosi,
ai margini del nostro Novecento. La Selva del Lamone. Attraversarla oggi. Tra escursionismo e creatività, tra cultura e turismo. Al seguito del gruppo di attori dilettanti Volgiti, che fai (studenti di scuola superiore e universitari, ma anche gente dai mestieri
più improbabili: professori e pasticceri, commesse e pensionati,
ispettori di polizia). La Selva del Lamone. Perdersi nel suo "sassosissimo" labirinto. Per una singolare passeggiata-performance. Accompagnati dallo scrittore Antonello Ricci. Scortati dalle guide della locale Riserva Naturale. Sorpresi dagli echi di cento voci, dalle terzine di padre Dante alle nenie dei poeti a braccio. E ritrovarsi in uno spettacolare anfiteatro lavico ad ascoltare il Lamento del brigante, stornellato alla mietitora dalla viva voce d'un diffidente bandito
d'altri tempi. Proprio dall'esperienza di alcune passeggiate con letture poetiche "en plein air" condotte lungo il cosiddetto Sentiero
dei Briganti, è nato il libro Dante
brigante. Violenza nella Selva, Stampalternativa, Roma 2002. L'iniziativa
è patrocinata dalla Riserva Naturale "Selva del Lamone" di
Farnese.
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