DIATRIBA D’AMORE  contro un uomo seduto  di Gabriel García Márquez       <<

 Maria Rosaria OMAGGIO - regia Alessandro D’ALATRI               

 

IL MATTINO spettacoli nazionale

07/06/2007

 

IN «DIATRIBA D’AMORE»

La Omaggio «Filumena» per Márquez

 

 

Il caso ha messo tra le mani di Maria Rosaria Omaggio l’unico testo scritto per il teatro dal premio Nobel, Gabriel Garcia Marquez. Dieci anni fa l’attrice, in Argentina, vide questo testo dallo strano titolo: «Diatriba d’amore contro un uomo seduto». Acquistò il libro, ne rimase affascinata e - sempre il caso - fece il viaggio di ritorno in Italia seduta in aereo accanto all’editore italiano degli altri libri di Marquez. Da allora, la Omaggio ha continuato il suo lavoro in teatro, in cinema e in televisione spaziando da Calvino a Pavese, da Goldoni a Shakespeare, da «Don Matteo» a «La squadra», al ruolo di Elsa Morante nell’ultimo film di Giuseppe Ferrara su Guido Rossa, il sindacalista ucciso dalle BR, ma le era rimasto dentro il testo di Marquez, che ha per protagonista «una donna del sud del mondo», intensa ed emozionante «come Filumena Marturano di Eduardo», racconta l’attrice. A gennaio di quest’anno ha finalmente ottenuto i diritti (proprio mentre Marquez festeggiava gli ottant’anni, e i quaranta del suo capolavoro, «Cento anni di solitudine») e stasera Graciela (così si chiama il personaggio) prenderà vita, in forma di studio, all’Art point-Superstudio più, a Milano, in anteprima per il festival «La fabbrica dell’Uomo»,con la regia di Alessandro D'Alatri. Sempre a Milano, il 13 settembre, lo spettacolo in forma completa debutterà al Piccolo Teatro e il 2 ottobre aprirà la stagione al Teatro Quirino Vittorio Gassmann, a Roma, sperando che in una di queste due date possa venire in Italia il celebre autore che verrà ufficialmente invitato dal ministero per i Beni culturali. «Niente somiglia tanto all’inferno come un matrimonio felice»: sono le prime parole che dice Graciela al marito, seduto in poltrona a leggere il giornale. Per rinfacciare al marito tutto il dolore nascosto dietro quella felicità apparente, Graciela - figlia di una lavandaia, ma che per amore del marito, marchese e possidente, si è acculturata - ha scelto il giorno delle loro nozze d’argento. Dopo venticinque anni di matrimonio, la donna torna alle sue origini reclamando il suo bisogno primario di amore, un atto d’accusa che porta a un finale drammatico e sorprendente. «C’è una emozione in bilico, dall’inizio alla fine», dice la Omaggio che interagisce con altri personaggi, solo evocati, a parte una anziana tata e le suggestioni della musica eseguita dal vivo da quattro musicisti. «Gabo - continua l’attrice - è molto geloso di questo lavoro che è pieno di citazioni letterarie e private, e della musica che ama. Ma sono sicura che non resterà deluso da un allestimento degno della sua formazione che ha fatto tappa in italia quando negli anni Cinquanta frequentò il corso di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia. Ed è stato d’accordo sulla scelta di D’Alatri, regista di cinema di grande sensibilità e docente in questi anni al Centro Sperimentale, che ha tenuto un seminario in una analoga scuola aperta da Marquez nel suo paese».

Rosy Gargiulo Roma

 

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