"Salviamo l' Arcionello - Un Parco per Viterbo"                             << 1-2 >>

Da Via Genova alla Palanzana 2 passeggiate-racconto a cura di Antonello Ricci e Gruppo Teatr. "Volgiti, che fai"

Prima passeggiata-racconto a Fosso Luparo, Domenica 19 ottobre 2003 - altre notizie su TusciaWeb

 

PRIMA STAZIONE - PLATEA PEPERINO  - UNA STORIA D'ACQUE E PIETRA - UNO SCARABOCCHIO D'ACQUA MA…

 

Calvino, Zaira (Le Città invisibili)

Di quest'onda che rifluisce dai ricordi la città s'imbeve come una spugna e si dilata. Una descrizione di Zaira quale è oggi dovrebbe contenere tutto il passato di Zaira. Ma la città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d'una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole.

 

Pinzi, Storia di Viterbo

Ai 7 ottobre 1530 si abbatté su Viterbo un furioso temporale con una così stragrande copia d'acque, che il fiumicello Urcionio scaturente dai Monti Cimini, di repente smisuratamente ingrossato, atterrò nell'entrare in città le mura di cinta presso l'Arcione e, traversando l'abitato con una piena spaventosa, rovesciò nell'uscita l'altro tratto di mura urbiche presso la Porta di Valle, inondando tutto il Piano di Faulle.

Questo evento ci deve dimostrare quanto fallace sia il giudizio che ora portiamo su queste inondazioni danneggianti a quando a quando la nostra città, attribuendole soltanto all'odierno atterramento dei boschi nella plaga dei monti all'est del nostro territorio.

Nei primi decenni del secolo XVI lussureggiavano tuttora su quei colli vergini selve di quercie e di castagni, che tra gl'intrecci delle chiome e delle radici dovevano ben trattenere e inceppare, come ora si pretende, le precipitazioni atmosferiche le più torrenziali. Eppure, le inondazioni della città avvenivano come ai nostri giorni.

 

Gazzetta di Viterbo, 16 novembre 1878

Piove, piove… piovesse almeno da cristiani! Ma no, piove giù come non si è visto mai piovere, e c'è davvero pericolo di divenire "ranocchi, granci teneri, ceriole!…" Non sono bastati i disastri e le inondazioni del Settembre, ci voleva anche una aggiunta, ci volevano nuove inondazioni che guastassero quel po' che era restato di terreni coltivati. Anche l'Urcionio, come un ragazzaccio viziato, ne ha fatta un'altra delle sue; ha allagato di nuovo tutta quella zona che è alla gabbia del Cricco, salendo all'altezza dell'altra volta, e rompendo di nuovo il muro per farsi strada.

L'acqua, innalzandosi sopra il letto naturale dell'Urcionio, ha inondato tutti i terreni circostanti ed ha trovato un esito, sfondando il muro castellano nell'istesso luogo dell'ultima alluvione di cui parlammo in uno degli ultimi numeri della nostra Gazzetta.

Se i nostri padri coscritti avessero fatto spurgare subito l'alveo del fosso e le bocchette della gabbia del Cricco ed avessero costruito il muro falso nel luogo ove sono le feritoje e non ove le acque per giungere devono innalzarsi di alcuni metri, noi crediamo, e con ragione, che si avrebbe potuto scongiurare questa nuova inondazione, e che molta povera gente non avrebbe oggi a piangere le gravi perdite sofferte. Ma… quei Signori della Giunta hanno altre cose a pensare!…  

 

 

SECONDA STAZIONE - CITTADELLA DELLE ACQUE  - DALLE ACQUE FRESCHE E PURE A UN PITALE DA NOTTE - MODELLI DI SVILUPPO

 

Carta idrografica, 1901

Sorgenti nel fosso Lupara o Arcione. In questo torrente e nei vari suoi rami scaturiscono numerose ed interessantissime sorgenti…  Sorgenti della Pallanzana. Sono numerose e piccole scaturigini nei fianchi est e sud dell'omonimo monte, le quali si raccolgono in un canale che le porta ad animare alcuni opifici in campagna e poi, quando ritornano nel fosso Lupara, il quale attraversa Viterbo, tutti quelli entro o prossimi alla città. In estate l'acqua è molto scarsa e per alcuni giorni della settimana è completamente rivolta all'irrigazione dei terreni dell'alta valle.

 

Deliberazioni Consiglio Comunale, 19 aprile e 31 ottobre 1902

Dalla relazione medesima risulta, che entro la tenuta della Palanzana in un punto dove ha principio l'erta più ripida del monte omonimo, pullulano due sorgenti di acqua limpida del complessivo volume di litri 10 a secondo che dalle osservazioni fatte da quell'Ufficio con diligente frequenza e per diversi anni rimasero accertati il volume, la temperatura e limpidezza costanti di dette acque e l'analisi chimica fattane presso questo Laboratorio Municipale d'Igiene, e quella batteriologica compilata dal ch° prof. Gosio ne hanno confermate ed illustrate le ottime qualità, proclamandole le più fresche, più pure e più consigliabili e l'Ing. Monaco la definì un'acqua potabile ideale.

 

Non compreso il valore dell'acqua in metri cubi che generosamente viene donata alla Città dai proprietari sig. Luigi e Filippo Balestra. Il comm. Carletti crede d'interpretare il sentimento unanime del Consiglio esprimendo ai signori fratelli Balestra la più sentita riconoscenza per il dono generoso. Il Consiglio unanime annuisce.

 

Il sig. Tedeschi rileva poi che le fontanelle pubbliche sono 25 soltanto, mentre la giunta precedente voleva fossero non meno di 34. In ordine alle fontanelle (il Sindaco) dichiara che se ne potrà aumentare il numero stabilendole alcune a getto continuo ed altre a getto intermittente. Il sig. avv. Ludovisi rileva che nel progetto, mentre si è provveduto alle bocche d'incendio non si è in pari tempo provveduto alle bocchette da servire per l'innaffiatura delle vie, vorrebbe che il progetto venisse completato in quella parte.

 

Seguono firme - Lettera datata 14 novembre 1923.

«All’Ill.mo Sig. Sindaco. I sottoscritti abitanti in Via Santa Maria delle Rose, con le abitazioni con le finestre prospicienti al fosso cittadino, si trovano nelle condizioni antigieniche di dovere quotidianamente buttare i rifiuti di casa e le feci dalle finestre e ciò per non avere a loro disposizione, come tutti gli abitanti della Città, una fogna ove immettere gli sciacquatoi e le latrine. Si rivolgono perciò alla S.V.Ill.ma a cui sta tanto a caro l’igiene e il decoro della nostra Città, pregandoLa di voler far provvedere perché questo sconcio si elimini e che i sottoscritti, che pure pagano le imposte, non siano trattati differentemente da tutti gli altri Cittadini. Sicuri del benevolo Suo interessamento, ringraziano ed ossequiano con la massima stima».

 

Bianciardi, da una lettera a Mario Terrosi, giugno 1962

Qui continua il miracolo, dicono; tutti si comprano l'automobile, qualcuno anche il panfilo, e di tutto il resto se ne fregano. Ma non sono contenti: sono sempre incazzati. Insomma è brutta gente. Il peggio è che nel resto del paese, potendo, fanno il verso a questi di quassù. Se continua il miracolo, fra vent'anni tutta l'Italia si ridurrà come Milano.

 

 

Olindo

 

Solcava, scavava, smussava

scriveva la roccia…

 

Eccomi a te, Torrente-padre

guizza Luparo, Urcionio

la tua forra, come serpe

srotola, ormai indifeso

ch'abbia appena vibrato a vuoto

il colpo velenoso

 

Eccoti

rigo tremante, veramente

che t'imborri e sborri

dai botri della Lava-madre

che incessante accoglie

il tuo scroscio

la tua corsa,

i salti di brevi cascatelle

e ne moltiplica il fragore

 

Michela

 

Gola disegnata tra platee tufarine,

vasta colata di peperino delle alture,

Templi sotto i cieli delle grotte,

gioco spigoloso di rigidi spioventi:

una necropoli etrusca.

E’ la cittadella delle acque,

quella del primo imbrigliamento,

a inizio novecento.

Conobbe un tempo tonfi di cascate,

oggi,stazione di silenzio,

resta perlopiù muta.

 

 

 

M. Chiara

 

Nero, pulsazione alle pareti, ritmo che cresce-cresce, acque, acque claustrofobiche, acque fuggono, acque si nuota, acque per uscire, acque da dove? e verso dove indovarsi? è corsa secca ora, si soffoca, è dolore, fatica, è rischio di morte, pena e tormento, il nascimento, sanguine tunnel-lume, barlume in fondo, si schiude, vertigine prospettica, accenni d’horror vacui: eccomi. Una volta per tutte.

 

Massimiliano (legge poesia da La zona grigia)

 

Olindo

 

Eccoti

ti rivedo e prometto

verrò alle tue rive

ritornerò

presto ai tuoi prati

d'ortiche ai tuoi tappeti

di rovi ai tuoi canneti…

 

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Fosso Luparo 19-10-2003

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