"Artisti a fosso Luparo"  Viterbo domenica 24 ottobre 2004                        << 1-2 >>

Iniziativa del coordinamento cittadino "Salviamo l'Arcionello" e l'Università della Tuscia

Antonello Ricci                                                                                         altre notizie su TusciaWeb

 * per la prima volta Coordinamento "Salviamo l'Arcionello" e l'Università della Tuscia collaborano alla progettazione di un evento nell'area dell'Arcionello-fosso Luparo * l'iniziativa - curata dalla cattedra di Storia dell'Arte Contemporanea - attraverso il linguaggio dell'arte porta artisti e cittadini a dialogare col genius loci della valle, dimostrando che il Parco di Viterbo c'è già, basta volerlo vedere.

 

Artisti a fosso Luparo (nel Parco che c'è già)

 

A cura di Elisabetta Cristallini (Storia dell'Arte Contemporanea, Facoltà di Beni Culturali, Università della Tuscia - Viterbo)

“Ricordo un giorno di maggio che raggiunsi Viterbo per il Cimino e il lago di Vico. Case isolate nelle prospettive spaziose, simili a fortilizi, con un alto muro di cinta intorno al giardino adiacente; torri-vedetta che spuntavano tra i castagni; le rocce pittoresche traforate di spechi, tondeggianti e poco profondi; borghi scuri di tufo, ville di principi, fontane monumentali, greggi di pecore, pastori; e intorno il rosso paonazzo dell’erba medica, il rosso vivo dei papaveri, il turchino dei fiordalisi, il violetto dei cardi sugli steli argentati, il giallo risplendente delle ginestre. Il giallo oro, il purpureo, il paonazzo, il violetto; anche la natura vestita dai colori più ricchi, i colori cardinalizi, di vetrata o di paramento…”

Sono passati quasi 50 anni da quando Guido Piovene scriveva queste note per il suo Viaggio in Italia. Molte cose sono cambiate da allora, ma la valle dell’Arcionello-fosso Luparo, in anni in cui il paesaggio ambientale e artistico italiano ha subito scempi inenarrabili, ha saputo mantenere inalterato l’aspetto di un tempo. Qui tra il monte della Palanzana e il fosso Luparo-Urcionio, la natura rinselvatichita lascia ancora scorgere preesistenze antropizzate che ci parlano di antiche attività, dalle cave al mulino alla cartiera ai bottini.

La necessità di tutelare, conservare e valorizzare questo complesso, dove natura e cultura si integrano in un insieme di grande fascino, farne un’area protetta istituendo un Parco è, come diceva Cesare Brandi, un problema non di politica ma di civiltà. Ecco perché con l’iniziativa Artisti a fosso Luparo di fatto il Parco esiste già. Gli artisti invitati, con le loro pratiche artistiche rispettose del luogo, producono azioni libere di iniziazione alla creatività, chiamano il pubblico ad un’esperienza diversa dell’ambiente, fatta di sconfinamenti e contaminazioni tra natura/arte/vita, attuano un’operazione di visualizzazione culturale e così facendo dichiarano la realtà del  Parco. Nella passeggiata che si snoda salendo tra antiche rocce di peperino e grandi castagni per poi scendere tra prati punteggiati da ciclamini e crochi violetti, giù fino al Fosso Luparo e alla Cittadella delle acque vedremo le figure stilizzate fatte di ramoscelli e foglie di salice intrecciati di Anne Demijttenaere, il percorso rilevato con il sistema satellitare da Costantino Morosin e riportato in scala con fili di lana colorata, le misteriose e arcaiche iscrizioni di Francesco Narduzzi, Mario Ciccioli che, accompagnato dal flauto di Giovanna Di Corpo, usa rare conchiglie e corni di tori maremmani per creare luoghi d’ascolto, le inquietanti grandi formiche di Stefano Di Maulo, la luminosa, esile, ma forte, ragnatela stellare (o fiore di brina di Manuela Feliziani, i nidi di legno e corda di Ireneo Melaragni, le performances teatrali e musicali dei giovani artisti del gruppo Off Art (Officina delle Arti) e di Margherita Vestri del Cut (Centro universitario teatrale) di Viterbo.

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Fosso Luparo 19-10-2003

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